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Cassa tipografica: dalle origini a oggi
Oggi torniamo a visitare il nostro piccolo museo all’interno della tipografia, conoscendo un pezzo sempre bello da vedere e ricco di storia: la cassettiera o cassa tipografica.
In origine si trattava di un unica struttura rettangolare con circa 160 scomparti, ma attorno la metà del XVII secolo erano già utilizzati mobili divisi in “cassa alta” e “cassa bassa”. La prima aveva 98 scomparti di uguali dimensioni, e conteneva nella parte destra le piccole maiuscole disposte in ordine alfabetico, segni commerciali e qualche segno di punteggiatura; la parte sinistra conteneva le maiuscole, le lettere accentate e le doppie. La seconda, invece, conteneva 54 scomparti di differenti dimensioni con le minuscole, i numeri e gli spazi.

Cassettiera o cassa tipografica in legno. Tipografia Unione, Vicenza, museo.
Gli scomparti della cassa tipografica
Come si può notare gli scomparti rispettano un ordine prestabilito e non hanno uguali dimensioni. Al centro ci sono gli scomparti più grandi, dove erano riposti i segni maggiormente utilizzati, mentre ai lati quelli più piccoli. Tale accorgimento serviva a facilitare il lavoro di composizione del tipografo.
Costui prendeva direttamente i singoli caratteri e, grazie alla tacca che ciascuno aveva parallelamente alla spalla, senza la necessità di continui controlli dell’orientamento, li affiancava rovesciati, da sinistra a destra sul compositoio. Quest’ultimo è un piccolo regolo a squadra con cursore di misurazione. Qui il compositore creava la riga di parole appositamente spaziate.

Scomparti per caratteri tipografici in legno. Tipografia Unione, Vicenza, museo.
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